Tuesday, March 27, 2007
Super O
Voluta tanto
Lei si chiama Voluta tanto.
Si forse Desiderata sarebbe stato più chic, ma Voluta tanto rende più l'idea.
Ketty la rossa, Felicia senza T e Voluta tanto potrebbero essere sorelle, amichette o cugine.
Sono senza bocca ma non perchè non siano sorridenti o perchè debbano essere mute.
Semplicemente perchè la bocca è difficile da fare.
Sebbene "la parola è una chiave, ma il silenzio è un grimaldello."
(Gesualdo Bufalino)
Saturday, March 24, 2007
ciao
E' strano trovare un sorriso così dolce in un bell'uomo.
E se un ragazzo è diventato un bell'uomo alto e forte, crescendo in tempo di guerra, tra la fame e la paura, allora vuol dire che è bello vero, che non sono solo gli occhi delle sorelle a vederlo così.
Sarà stato il tegame di carciofi mangiati di sottecchi col fratello maggiore, invece di portarli all'amico del cuore che faceva il soldato, a farlo crescere così robusto?
E allora da chi o da cosa avrà preso il talento nel dipingere?
I girasoli e le rose tutte blu ad olio, o tratteggiate a china degli ultimi anni. O le paperelle gialle sulla parete della cameretta di noi tre sorelle.
Una scena mi è tornata in mente, potente come un flashback: lui vestito di bianco con il cronometro in mano, attento e concentrato, sul bordo vasca della Piscina del Foro Italico. E io ero più fiera di lui arbitro, che dei cugini che gareggiavano in acqua.
Forse di loro ero un po' invidiosa, di lui potevo star certa che sarebbe stato corretto, imparziale e giusto.
Si possono amare di più i propri figli? Il maschio pestifero correva come un cagnolino solo quando il suo fischio lo richiamava all'ordine. La piccola tanto amata al punto da nasconderle qualche triste verità solo per proteggerla. Ha dovuto vivere il grande dolore di vederla ammalarsi, ma anche la grande gioia di saperla guarita.
Quando ha iniziato ad addentrarsi da solo nei boschi probabilmente cercava il silenzio.
Ha trovato i funghi.
Forse perchè completamente diversi a lui, flemmatico e perfezionista in tutte le sue cose, chiamato picche picche in famiglia, i funghi tanto frettolosi ed impazienti da crescere in una sola notte, fatto sta che alla fine questa strana amicizia è diventata una passione.
Forse una mania se è vero che fotografava più i funghi che i figli come sosteneva la moglie. Sfido chiunque a non diventare geloso di fronte a tante cure, coccole e ritratti.
E lui, che evidentemente non era un superficiale, ha voluto sapere tutto di funghi, fine a diventare non solo un esperto, ma uno studioso e poi un docente e poi un conferenziere e poi uno scrittore.
Non si può dire che non fosse eclettico, sono fiera di aver un po' di lui nel mio dna.
Era il fratello di mia madre.
Mio Zio.
Wednesday, March 21, 2007
Felicia, senza T
Mesdames, Messieurs,
vi presento Felicia, senza T.
Sì perchè con la T sarebbe Felicita, invece lei è strana e si chiama proprio così "Felicia, senza T".
L'ho finita domenica sera al termine di un bel pomeriggio passato al sole con la mia famiglia chiacchierando e mangiando e poi facendo un bel po' di lavoretti come al knit cafè che da quando è andato al tiggiuno mo' è di moda. E siccome è stato, nonostante tutto, un pomeriggio felice perchè questa è la vita, ho deciso di chiamarla così. Alla felicità manca sempre un pezzetto.
E' la cugina più piccola di Ketty la rossa.
Tuesday, March 20, 2007
Ketty la rossa
Ma no, io lo so, i pulcini non c'entrano, è che io credo di vivere nel mondo dei pupazzi e che quello che si legge sul giornale è finto come i telefilm e che le brutte cose non possono esistere se non nel tiggi. Poi, quando scopro che invece ce le ho maledettamente vicino, passo attraverso le varie fasi di rifiuto, rabbia, patteggiamento, depressione, infine accettazione. Che poi sono le fasi che attraversa il malato terminale, ne ho sentito parlare per la prima volta dal Dr. House, sì quello del telefilm. Mi avevano interessano e me le ero appuntate sul bordo di una rivista che ovviamente si è mischiata tra le mille altre e non le ho più trovate.
Ora, io non credo alle coincidenze però certe volte mi fanno proprio pensare. Questa bambolina ho deciso di chiamarla Ketty. Poi ho deciso di pubblicarla sul blog come il capolavoro della settimana. E siccome la settimana è stata costellata di tanti eventi, che si sono consumati nel mentre Ketty prendeva forma, ho pensato di scrivere di entrambe.
Sono una perfezionista e quindi ho pensato di cercare su google le famose cinque fasi.
Beh, non ci crederete ma ho trovato una tesi di laurea che ne tratta, l'ho salvata per poterla leggere con calma e indovinate come si chiama il file??? Si chiama tesi_Ketty
Strano questo post, è partito in un modo e si è sviluppato strada scrivendo.
Credo di aver fatto un po' di confusione, quindi riepilogo:
La settimana sta passando.
La tesi me la leggo con calma sperando di trovare presto il coraggio.
Ketty è finita ed è m e r a v i g l i o s a anche se non è fotogenica, infatti dal vivo è molto meglio.
E confido molto sulla prossima settimana, chissà che non ci sia una sesta fase.
Saturday, March 17, 2007
Sunday, March 11, 2007
who needs a therapist?
Stavolta ho rubacchiato da Artisticando che a sua volta avrà rubacchiato qui o là:
http://artisticando.blogspot.com/2007/03/who-needs-terapist.html
La frasetta da magnetino, l'aforisma ( mi piacciono tanto questi condensati - adoro il "chiunque riesca a dire in venti parole quello che si può dire in cinque è capace di qualsiasi nefandezza" di Murphy) nella versione originale è:
Lo trovo molto molto carino e solo chi ha sorelle lo può capire ed apprezzare.
Ho deciso di lanciare un meme - ebbene sì andatevi a cercare anche questa su google o wikipedia - e cioè ognuno di noi ha un'ancora di salvezza , uno sfogo, una passione insomma quella cosa che gli evita di andare dall'uomo del dindarolo (un mio amico chiama così il suo analista, dindarolo sta per salvadanaio per i non romani, perchè a ogni seduta il contante passa dalla sua tasca direttamente al dindarolo dello stimato professionista).
Quindi aggiungete nei commenti il vostro segreto, per esempio:
Who needs a therapist? I have a blog!
Who needs a therapist? I do crochet! (si dirà così? boh)
To whom it may concern:
E riguardo alla paura di farti riconoscere non temere: nulla di nuovo nel tuo meraviglioso scintillante invidiatissimo posto di lavoro, sono tutti così, anzi ti assicuro che c'è di peggio, molto peggio!
E come noi eiciar diciamo agli altri, tu paghi per andare al cinema o alle giostre, se per lavorare ti pagano un motivo ci sarà. Certo l'ipocrisia di farti lavorare dodici ore e poi darti gratis le cose che ti piacerebbe tanto farti da sola urta il sistema nervoso, ma tant'è.
Quindi ecco pronto sister rimedio:
alzare lo sguardo
frequentare altri mondi
farsi dei regali (anche minimi sennò il cognatino strabuzza)
blogghettare
uncinettare
sferruzzare
ceramicare
frequentare parenti persi di vista da troppi anni
fare vacanze
frequentare persone che la pensano come te
ogni tanto anche quelle che non la pensano come te
ripetersi come un mantra it is only business it is only business it is only business...
Infine il sister segreto:
smettere di essere sempre la più brava, quello che dovevamo dimostrare a tu sai chi l'abbiamo già dimostrato. Comincia a fare un po' di casini vedi che la smettono di smollarti lavoro a palate!
Saturday, March 10, 2007
Ricci e capricci
Ma che avete capito!?! Ci vuole ben altro per piegarmi, e a breve capirete, non parlavo di lavoro di vita etc. etc.
Parlavo dei miei capelli.
Sì sono ricci, questione di dna. Da piccola me li tagliavano corti corti, poi le trecce infine i ricci si sono rivelati in tutta la loro straordinaria irruenza.
Per fortuna quando ero una teen ager andavano i ricci alla battisti e alla angela davis, per cui mi è andata bene. Non come Artisticando che negli anni sessanta andavano lisci e lei e le amiche se li stiravano con il ferro da stiro.
Certo non era mica come oggi che ci sono interi scaffali di shampoo balsamo piastre fon col diffusore spuma maschere fiale gel e controgel per effetto riccio bagnato superliscio tenuta cemento.
Negli anni 70 c'era solo il Tenax e per non farli gonfiare li asciugavo col la schiena appiccicata al termosifone.
Poi quando ho dovuto assumere il look per sembrare più grande, taillerino e vai con la donna manager, ho dovuto imparare a gestire non solo l'iva e i dipendenti ma anche i capelli.
Ormai da diversi anni li stiro con effetti variabili, si va dalla donna sfinge all'effetto james brown paceallanimasua. E soprattutto ore e ore investite a stirarli.
Talvolta il dubbio mi prende e penso ma perchè non li lascio di nuovo ricci.
Quindi via alle votazioni con il sondaggio in basso a sinistra. (per un problema tecnico le vocali accentate sono venute fuori uno strano simboletto ma tanto si capisce lo stesso)
ps. per i miscredenti sì quella nella foto sono io una ventina di anni e di chili fa
La catenella
Per i distratti ricordo il tema: a un certo punto della propria esistenza ci si rende conto che pian piano leggere diventa una attività un po' complicata. Leggere il menu del ristorante, il giornale e le scadenze sui prodotti diventa difficile. Si allontana la mano, con il tipico gesto, poi quando si capisce che il proprio braccio non è quello di Tiraemolla si inizia con gli occhialini e si comincia a guardare il mondo come i vecchi bigliettai del tram, con lo sguardo in su. Non essendo abituati a portare gli occhiali è un gran traffico, si perdono si rompono si rigano e leva e metti sono sempre pieni di ditate.
Qualcuno ha inventato la catenella che sicuramente è una gran comodità ma andare in giro con gli occhiali appesi è come pubblicare la propria data di nascita sulla bacheca aziendale o in prima pagina sul corsera.
Quindi ho lanciato il famoso sondaggio che si chiude oggi e pubblico i risultati.
Domanda:
La catenella per gli occhiali, la metto o non la metto?
Campione: 17 risposte pertanto più che significativo
Invecchia ma è talmente comoda: 65%
Mai nella vita: 35%
Grazie a tutti i partecipanti, ma poichè sono una anticonformista, non mi allineo alla maggioranza e la catenella la uso solo a casa, tanto tra calzettoni fascia per i capelli vestaglietta flanellata con orsetti la catenella non aggrava tanto la situazione!
Thursday, March 08, 2007
altro che...
Altro che Io Capisco e Conosco dovrei convertire il mio motto in Io Sono una Polla.
Pensavo di giocare ad armi pari.
Ma non mi importa in fondo io so fare i pulcini all'uncinetto e sono serena nel farli e felice nel vederli.
Saturday, March 03, 2007
Io capisco e conosco
Spiegazione per i non-eletti ad accedere al sito privato Passechitò:
Nel paese della mia famiglia materna un tipo colto e un po' arrogante così si presentava ai suoi compaesani coltivatori di lenticchie e patate. Erano i tempi della seconda guerra mondiale.
Oggi le cose sono cambiate e un bel viaggetto non si nega a nessuno. Ma io, nella mia infinita superbia e presunzione, penso di capire e conoscere.
Quindi per emergere dalla piattezza della routine, nel mio personale programma 2007 "alzare lo sguardo", ho deciso che da oggi, ai tapini che con me interloquiranno, butterò lì con nonchalance il mio nuovo motto:
Io capisco e conosco.
Sic.
Vedremo le reazioni
gomitolo romantico
p.s. vorrei averlo scritto io, uffa c'è sempre qualcuno più bravo di me