Adesso le blogger fanatiche (ogni riferimento a persone o fatti reali è puramente voluto) lo chiamano decluttering.
Una volta si chiamavano le pulizie di Pasqua. Si fa una camera per volta e si butta il buttabile, possibilmente anche di più. Che invidia per chi ci riesce!
Per me è una violenza, una forzatura che talvolta mi impongo ma solo per fare spazio a altri impicci da portare a casa.
L'anno scorso ho eliminato dall'armadio vestiti che non portavo da lustri. La busta è rimasta per mesi in un angolino, una settimana fa finalmente mi sono costretta a buttarla, non prima però di aver ritirato fuori una gonna comprata a saldi e mai messa , e un paio di pantaloni blu cinque tasche che non mi rientrerebbero neanche se scendessi di due taglie, possibilità tra le più remote.
Sono molto soddisfatta di questo compromesso.
Eppure a leggere i commenti al post di Verdesalvia capisco di non essere l'unica ad avere la mania dell'accumulo, a legarmi troppo alle cose materiali; non a caso c'è chi sul decluttering ci ha scritto libri, blog e programmi su sky.
Non fa per me non ce la posso fare, recentemente invece sono rimasta affascinata invece dal knolling, fratello più piccolo del decluttering, aiuta a fare chiarezza nella mente e stimola la creatività .
Digitare su google per credere.