Saturday, April 12, 2014

7sposex7fratelli

Un nutrito gruppo di amici mi ha fatto un bel regalo per il compleanno.
Una di quelle cose che da solo non ti compreresti mai, sia perché un po' lussuosi, sia perché non ci avresti mai pensato.
E cosí con Artisticando sono stata al Sistina  a vedere il musical Sette spose per sette fratelli.

Pienone delle grandi occasioni, balletti scatenati, interprete femminile dalla voce notevole , scenografie molto belle, ballerini dagli addomi scolpiti,  un paio di simpatici coup de theatre. 
Un bel pomeriggio divertente, senonché...

Senonché la mia testa cervellotica é riuscita come al solito a trovare il lato negativo: la trama drammaticamente, sconsideratamente, sinistramente maschilista.

Ma come si puó riproporre una storia simile di questi tempi in cui non si parla altro di femminicidio?
Hai un bel ricordare ogni dieci minuti che siamo nell'Oregon del 1850: il legnoso protagonista, il primogenito Adamo, che scende al villaggio e vuol comprare una moglie, tanto le donne dicono di no ma con gli occhi dicono di sí, comunque  non si puó sentire. 

I fratelli, sei omacci vissuti nei boschi che, pur se un po' ripuliti dalla cognatina, pensano bene di riproporre un ratto delle Sabine duemila anni dopo. Le tapine messe nei sacchi e segregate in alta montagna, isolate dalla neve, si salvano solo perche i taglialegna si son dimenticati di rapire anche il parroco per celebrare i matrimoni.
"Siamo in Oregon" tuona il bell'Adamo "un paese cattolico" e quindi vietato toccare le ragazze fino al disgelo. 
La mogliettina si infuria e protegge le verginelle, si infuria pure  lui e si rifugia per tutto l'inverno in una baita fregandosene di informarsi se lei e le altre sventurate sono sopravvissute ai rigori invernali . Quando il fratello lo informa che gli é nata una figlia, il meglio che riesce a dire: una femmina - e ci manca poco che faccia anche un "puah" di schifo - lo sapevo,che quella mi faceva una femmina.

Quando i paesani riescono a raggiungere le ragazze, alla fin fine innamorate dei tuteri rapitori, la prima cosa che a queste viene in mente é di far credere che la bimba nata sui monti possa essere figlia di qualunque di loro, che  il fattaccio sia stato consumato e pertanto l'unica strada percorribile sia quella del matrimonio riparatore.

Ora io non voglio fare la femminista di ritorno, ma credo che a tutto ci sia un limite.
Come si puó riproporre uno spettacolo del genere sessant'anni dopo senza inserire un minimo di critica? Non si tratta di un classico della letteratura, ma di una storiella che grazie a due balletti e ad un motivetto che se entra in testa non ne esce facilmente, quindi la fedeltá al testo originale potrebbe anche andare a farsi friggere. 
La cosa che piú mi ha disturbato è stato che ci fossero tra il pubblico tante bambine a cui i messaggi che le donne possano essere rapite senza essere puniti passano subdolamente mentre sono imtente ad ammirare balletti e gorgheggi.

Sono esagerata? Ma ,chissá, forse sí, ma su certi temi credo che ci vorrebbe in po' piú di attenzione.


2 comments:

wonder perlina said...

non si può dire che lo spettacolo non ti abbia dato qualche piccolissimo spunto di riflessione....

E pensare che questo spettacolo è stata una mia idea, da femminista femmina, mi pento e mi dolgo per la scelta inopportuna e propongo per il prossimo anno una bella borsa di vernice fluo!

bricolo-chic said...

No no mi é piaciuto tantissimo soprattutto perché é stata una esperienza nuova: erano almeno 25 anni che non vedevo un musical. E ne ho giá prenotato un altro!

E poi sennó di che parlo nel blog?