Italiani a Ellis Island
Mattina presto, mercatino del mercoledì.
Stanno ancora sistemando i banchi e gli addetti, tutti extracomunitari, scherzano tra di loro a distanza.
Battute si rincorrono tra egiziani, srilankesi e altre nazionalità che noi confondiamo e categorizziamo tutte in una, ma che sono completamente diverse.
Come quando a noi dicono: sei spagnolo, o greco, o italiano, come se fosse la stessa cosa.
Evidentemente uno fa il fanatico e una battuta che a me sfugge, un altro non apprezza e ribatte serio:
"Dimenticata fame, adesso?".
Ecco io credo che molti di noi abbiano dimenticato la fame, quella vera, quella dei nostri nonni o dei nostri genitori.
E forse dovremmo ricordarci più spesso chi siamo e da dove veniamo. Forse ci sarebbe più rispetto e più civiltà se prestassimo più attenzione a chi ci può raccontare il nostro passato più recente.
2 comments:
concordo pienamente, sara' che i miei genitori e tutti i miei fratelli sono profughi della Libia (unica nata in italia sono io!) e conosco bene i racconti di chi ha vissuto per gran parte della propria vita in un paese straniero e poi il dolore di essere cacciato lasciando ogni bene conquistato con fatica!
un abbraccio, silvana
p.s.=grazie del complimento lasciato da me!
concordo anche io: mio papà dopo aver perso sua madre durante la guerra, è diventato il maggiore di 4 figli a soli 8 anni e doveva darsi da fare per portare a casa qualcosa...
oggi il frigo è sempre pieno eppure, senza andare lontano nel tempo, basta fare un giro nel terzo mondo e la fame è li
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