Ce ne sono alcuni, più sensibili e più autocritici, che temono di esser scambiati per pupazzi ma invece sono più veri e concreti di tanti altri.
Altri che si credono burattinai, son pieni di sé e deridono gli altri; invece sono pupazzi gonfi di paglia e banalità. Neanche degni di una bella imbottitura di kapok naturale.
I primi crescono, tra mille dubbi e riflessioni, soffrono e arrivano alla maturità, forti come agli uomini hanno insegnato ad essere.
Discutono cercano di capire, ogni tanto vanno rassicurati, ma il confronto intellettuale con loro è sempre stimolante.
I secondi parlano, e più spesso straparlano possibilmente di sé stessi, sbrilluccicano un po', rimangono eterne promesse e trascinano nel loro vortice chi ha creduto in loro. Non rimanere incastrati dalla loro vischiosa insicurezza è faticoso, ma ci vuole calma e sangue freddo.
Che io ogni tanto perdo e fatico a ritrovare.
Altro che resilienza, ogni tanto anche io avrei voglia di trasformarmi in una bella bambola di pezza.