Quella del 56 non me ricordo, sarei nata solo taaaaaanti anni dopo.
Quella dell'85 fu memorabile. Mi è tornata in mente in questo strano caldo inverno.
Era la notte dell'Epifania, stavo facendo la notte a mia madre in ospedale.
Chissà perchè si dice "fare la notte" la notte non si fa, si fa da sola, e quelle notti si fanno lentissime, non passano mai.
Il reparto si chiamava di medicina generale, oggi si chiamerebbe oncologia. Non scappi più ti dicono tutto. Nell'85 c'erano quattro donne ricoverate. Ognuna sapeva che le altre tre avevano il cancro, non sapeva di averlo anche lei, o forse lo aveva intuito ma non ne parlava.
Quella notte nevicò tantissimo, la mattina aprii la finestra e presi un po' di neve dal davanzale e la feci vedere a mamma. Mi stupii perchè a lei sembrò non importare più di tanto.
Invece io ne fui tanto felice, tornai a casa e invece di andare a dormire feci un pupazzo di neve sul terrazzo alto almeno un metro.
Avevo ventisette anni ma ero ancora capace di stupirmi, soprattutto di sperare.
Da lì a venti giorni le cose sarebbero cambiate all'improvviso.
Ed era solo l'inizio.