Ho ricevuto un commento che ritengo degno di essere pubblicato in prima pagina.
Narra la genesi di una delle due coperte del post precedente. E' un vero peccato che la bricoleur degli anni 60 si sia arresa e lasciato il lavoro a metà: sarebbe stato veramente un bel caso di studio per gli antropologi vedere la top manager ed il bel tennista del 2000 avvolti nei loro plonchete...
Il commento è stato lasciato da Sister Act, chi mai si celerà dietro questo pseudonimo???
La frase più bella è quella sull'idioma della nostra famiglia sul quale mi dilungherò in altre occasioni.
"Svelero' il segreto della prima foto a sinistra. Non e' una coperta, ma due plonchete che si sono arresi. Non so se la parola esiste nei vocabolari, ma esiste nell'idioma della mia famiglia e questo la legittima. Mi raccomando, si pronuncia all'italiana, proprio "plònchete" e giammai "plonscèt" alla francese! La storia: a cavallo tra gli anni '60 e '70 si usava ancora preparare il corredo, ma le vestaglie di pizzo non si addicevano ai raduni dei figli dei fiori. E allora per me ed il mio futuro marito, volevo preparare due plonchete, e cioe' due abiti da casa, lunghi fino a terra, per l'inverno. Infatti, se guardate bene, alcune delle piastrelle sono doppie. Solo che poi sono partita e ho lasciato i pezzi di plonchete a casa. Mia madre, che mi conosceva bene, sapeva che sarebbero rimasti nella mia fantasia, e mentre io ero via ha preso i pezzi e li ha circondati con una giostra infinita di colori. I plonchete sono diventati una coperta. E' il motto dei bricolanti: tutto si trasforma, guai a chi distrugge."
6 hours ago