Non è da tutte lo so, non odiatemi per questo, ma devo proprio dirvi che - modestamente - ho le gambe di un'attrice.
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Avrei potuto avere quelle di Angie Dickinson, il sergente Pepper che negli anni '70 si aggiudicò il titolo di "gambe più belle d'America".
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O quelle kilometriche di Minnie Minoprio.
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O quelle muscolose ma affusolate di Naomi Campbell.
Ma io ho avuto in sorte quelle di Sandra Mondaini.
Quelle che arrovesciano le coperte e tanto fanno imbufalire il buon vecchio Raimondo nelle sit-com.
Sì, quelle che non stanno mai ferme e, soprattutto la notte, vivono di vita propria. Saltano nel letto nel bel mezzo del primo sonno, fanno tremare tutta la fila al cinema, sono irrequiete e smaniose. Ballano nervosamente sotto la scrivania quando davanti c'è qualche scocciatore, e cioè il 75% del tempo che passo in ufficio.
Le mie gambe hanno il vuioco, secondo il lessico familiare.
Il palletico per dirla alla toscana, la sindrome delle gambe senza riposo secondo la letteratura medico-scientifica.
Pare non ci sia rimedio; sicuramente è un qualcosa di ereditario, sarà la ritenzione idrica (tra gambe e capelli ho prosciugato la marana della magliana), la cattiva circolazione, la vita sedentaria.
Sarà, ma in fondo come al solito mi reputo fortunata.
Mi potevano capitare quelle della sora Lella.